Oggi che la pittura come la scultura non hanno più un senso di rivincita sui mali del mondo. Ora che l’umano nell’arte è stato indebitamente venduto al consumo usa e getta del quotidiano. Ora che viviamo la morte dell’arte in ogni sua putrefatta sfaccettatura, non resta che ritornare alla bellezza dei corpi imperfetti. Il trucco illusionistico di Marc Quinn consiste nel ridare valore alle superfici neoclassiche di Canova e di tutta la scultura antica occidentale. Il bianco marmoreo assordante delle membra del corpo maschile e di quello femminile, carni solide fatte di pietra levigata, capovolgono il senso della carne scabra e molle umana.
I due corpi avvolti nel lungo bacio si stringono con l’indifferenza di due amanti spregiudicati, ai margini di una strada da cui l’osservatore distratto, con lo smartphone in mano, passa qualunquista e getta un’occhiata audace e pruriginosa. Il loro bacio assordante ci riporta alla monumentalità della scultura e allo spettacolo di un incontro casuale di due corpi brutti, che sono avvolti dalla luce riflessa dall’ambiente che li contiene e allo stesso tempo sono la fonte stessa di luce immateriale del loro amore.
Il bacio di Rodin, antica citazione ottocentesca, era una mistica visione di anime corrotte dalla vita. Il bacio di Quinn è il mistico amore perturbante di un focomelico che stringe a sé una nana amputata. Tanta grazia dopo la morte dell’arte è ancora una speranza per le nostre carni corruttibili. L’amore è da reinventare, scriveva Rimbaud, ma nel secolo ventunesimo, il capitalismo dei corpi perfetti ci ha privati della libertà di amare le povere imperfezioni della nostra realtà amorosa. Siamo bestie da soma innamorate nel sogno depravato della mortalità dei sentimenti. Che fare per raggiungere un frammento di libertà ? Amare il misero capitale umano, forse.
Questa forse potrebbe essere la via rivoluzionaria alla nuova moralità di chi è disperato e non ha altro che il bacio come unica moneta di scambio rispetto al mercato di instagram, per ritrovare un quando e un dove che ci permetterà di ricomprare il piacere per noi miserabili che siamo destinati a scomparire. Che fare quindi? Siamo bruttura ammantata di tecnologia imbellettante.   Â
Ma invece solo ridistribuendo in modo democratico la bruttezza del deforme, ritroveremo una nuova felicità . Compito questo che ancora una volta la scultura intesa come statuaria dell’imperfezione può far propria. Il neoclassicismo post-moderno del bacio di Quinn aprirà ad una futura anti-classicità quando solo gli ultimi della comunità umana vivranno l’amore come povertà eroica e con i loro corpi brutti appariranno di strada in strada senza la censura della patinatura borghese.Â
Così noi come focomelici senza appello e come nane senza un arto, vivremo una nuova statuaria, quando tutto diverrà la vita dell’arte. Quando ciò accadrà forse noi non ci saremo, ma forse ci sarà un eterno monumento all’amore, in qualche strada sperduta, e saremo l’amore tra miserabili menomati. Il nostro bacio spregevole sarà l’illuminazione verso l’infinito della ripetizione casuale di labbra senza bellezza.
Siamo deformi amanti del quotidiano plastificato. Ma la deformità dei corpi ci renderà liberi.
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Foto: Monica FerrariÂ
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