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Verso una divergente oggettività nella pittura di Leo Ragno.
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La pittura di Leo Ragno trova nel tempo prolungato dello sguardo la propria ragion d'essere. Se l'immagine digitale o virtuale è inconsistente, è nella sua realtà un codice numerico processato dalla macchina, la pittura non lo è. Se l'immagine digitale è la forma simbolica dell'uomo ad una dimensione – ossia dell'uomo privato della propria complessità esistenziale, la pittura non lo è. Se l'immagine digitale è una prigione, per quanto accattivante, controllata dall'algoritmo che determina lo stesso processo di creazione, la pittura non lo è. Se l'immagine digitale è la forma di un pensiero convergente, che aderisce ai gusti della becera massa dei social network, la pittura non lo è.
La pittura, all'opposto, è la piena libertà dell'individuo. La pittura è fatta di materia e di gesto, è la concreta forma di un pensiero divergente, di ribellione e di rigetto dell'omologazione, o meglio può esserlo – poiché non lo è tutta la pittura, ma una parte di essa.
Ed è in questa oasi di libertà che possiamo posizionare la pittura di Leo Ragno. La sua è una pittura oggettiva in cui l'impasto cromatico, dagli ingannevoli valori luminosi, e la fluida pennellata sono la forma in negativo di un'azione divergente. In olii su tela come nella serie Portrait oppure in quella intitolata Carnal sulle superfici il suo dramma esistenziale e fa in modo che l'osservatore possa riacquistare la propria complessità a più dimensioni.
In altre tele, non in mostra, come Shape of a Head o Meat for Dinner, che ho avuto la fortuna di vivere in prima persona, la sua pittura non cede all'attuale imposizione di un'arte che sia intrattenimento. La sua pittura non diverte, la sua tecnica è il mezzo per dar vita ad un teatro tragico in cui l'essere umano è il protagonista, nella sua piena dignità , del mondo oggettivo.

Grazie al modo attraverso cui in opere come Carnal Love o Carnal Three intesse i rapporti tra figura e spazio, finalmente la realtà riaffiora dal marasma d'immagini digitali che travolgono la nostra misera esistenza. Dai suoi corpi, le cui carni sono spinte fino ai limiti della dispersione assoluta, si sprigiona nuovamente l'esistenza umana. In tutte queste pitture, infatti, la presenza divergente del mondo oggettivo può liberarci collettivamente dal male di vivere contemporaneo.
Alla base di tutto ciò, si può ritrovare un'altra tecnica che è quella incisoria che, oltre alla sapiente pratica disegnativa, richiede il perito impiego di acidi che corrodono la lastra da cui si genera l'immagine impressa sulla carta. La stessa azione degli acidi è l'azione che nel tempo Ragno ha saputo riportare nella propria pittura, laddove la corrosione delle carni e delle forme corrisponde alla liberazione dal peso di un mondo vacuo ed inutile che viviamo ogni singolo giorno.Â
L'acido sulla nostra anima ci purifica dall'abbietta promiscuità di un mondo fasullo e dominato dalle fanfare di un'omologazione dispotica. La divergente oggettività ricercata da Ragno, giova ripeterlo, ancora una volta può aprirci una via sul cammino della salvezza.
La divergente oggettività della pittura di Leo Ragno è un inno acido all'esistenza umana. Viviamola!
